venerdì 22 febbraio 2019

L'evoluzione dell'espressionismo astratto

Senza titolo, Jackson Pollock, 1950 -(©2015 Pollock-Krasner Foundation/Artists Rights Society (ARS), New York)
La padronanza delle tecniche pittoriche tradizionali rimane importante e nessuno pensi di poter diventare un buon astrattista se non è innanzi tutto un buon figurativo.
Ma, anzi, combinando o variando gli stili tradizionali con imput personali, inusuali e inconsueti, che siano dolci o selvaggi, pur sempre creativi, è possibile ottenere grande soddisfazione personale.
Oltre alle classiche tecniche pittoriche, esistono ed emergono di tanto in tanto, stili inusuali, frutto del libero sfogo della propria creatività e fantasia, anche in epoca contemporanea. Col nome di espressionismo astratto è classificata la pittura gestuale, definita dalla critica un'attività spontanea mossa da motivazioni inconsce: l'azione del pittore in questo genere di tecnica, detta “dripping”, è rivolta a lasciare emergere il proprio subconscio per far sì che l'inconscio esprima la propria psiche, o anima. Ma non si tratta, in verità, di una assoluta assenza di controllo umano e mentale: in questa tecnica, la direzione degli spruzzi e delle gocce di vernice vengono controllati a mezzo del ribaltamento e della variazione della direzione della tela. L'iniziatore dell'esperienza artistica dell'espressionismo astratto fu Jackson Pollock (Cody, 28/01/ 1912 – Long Island, 11/08/1956).
Dalla tecnica sperimentata da Jackson Pollock, divenuta un classico nella storia dell'astrattismo col nome di “action painting , cioè “pittura d'azione" o “astrazione gestuale”, discendono attualmente, molte varianti di stili che possono ancora classificarsi col nome generico di “espressionismo astratto”.
L'esempio di Pollock, noto per i suoi grandi “dripping”, ottenuti versando, spruzzando, sventolando e scuotendo direttamente sulla tela tenuta in piano sul pavimento, economici smalti e vernici per pitture edili, con risultati assolutamente irripetibili, ha ispirato il talento creativo di non pochi artisti. Ognuno di essi, diverso ma simile, ha tratto ispirazione dalla sperimentazione di Pollock.
Egli usava far gocciolare dall'alto il colore su supporti di grandi dimensioni, tenuti in piano e fatti roteare sul pavimento e poi ribaltati verticalmente con gesto veloce e repentino; risciva così a creare texture di molti colori diversi..
Talvolta, Pollock rimestava il colore con cazzuole, bastoni o spatole da pittura fino ad ottenere l'effetto desiderato. Egli non si serviva del cavalletto, ritenendo più agevole la tela stesa sul pavimento in quanto poteva girarle intorno. E' questa un genere di pittura certamente istintiva, ma anche ben studiata in quanto sfrutta la forza di gravità .
Per utilizzare questa tecnica è necessario utilizzare vernici in grado di colare : il colore viene fatto gocciolare spontaneamente, dopo essere stato lanciato o macchiato sulle tele più o meno a caso. Altri noti pittori statunitensi si rifecero all'esperienza artistica di Pollock, riprendendone lo stile che fu da loro stessi definito, appunto, “espressionismo astratto “(Abstract Expressionism).  
Fra i più noti action painters vi sono Willem de Kooning, che però fu in prevalenza un artista figurativo, Franz Kline e Mark Rothko.
Notevole per i risultati ottenuti fu William Congdon che seppe cogliere ed assimilare la potenzialità dell' Action Painting, maturando uno stile personale.
Una variante moderna di questa tecnica, si rinviene nelle opere di quegli artisti che realizzano le loro opere facendo gocciolare vernice nera su carta per acquerello.
Immergendo l'intero foglio di carta (ma anche tela o altra superficie), in una vasca contenente colore acrilico ed acqua, e lasciando che la vernice coli, c'è chi riesce ad ottenere schizzi, macchie, sfregature che, sollevata in aria la carta, rendono un effetto drammatico, imprevedibile e suggestivo. 
Per utilizzare efficacemente questa tecnica, quando il supporto utilizzato avrà raggiunto la fase più accattivante, è utile porla in piano ad asciugare in modo che le pozze di vernice o di inchiostro, asciugando, formino come dei turbinii casuali. In pratica, è il procedimento opposto a quello escogitato da Jackson Pollock . C'è poi chi, per ottenere questo effetto, utilizza china diluita.
Può farsi rientrare nell'esperienza dell'espressionismo astratto anche il procedimento usato da alcuni pittori con acquerelli oppure acrilico, di premere della pellicola per alimenti sulla superficie pitturata di fresco; la pellicola, sgualcita, attentamente rimossa una volta che la pittura sia asciutta, crea l'effetto di interessanti texture variamente strutturate.
C'è chi invece sfrutta la gravità, utilizzando sia i pennelli che la vernice liquida spremuta direttamente dal tubetto o bottiglia, ma incanalandone la colata con strisce di nastro adesivo o di cordicelle, per poi lasciarla gocciolare inclinando e roteando la tela.
Ma, com'è evidente, questo, è un discorso che già si discosta dall'intento liberatorio dell'action painting e a me sembra che, nell'ambito dell'espressionismo astratto, sia una forzatura, in quanto, ne snatura diciamo così, la vera essenza.

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